C’era una volta il Principe indiscusso della tradizione pasticcera che portiamo avanti, quali sono le sue origini? Chi ha inventato il Panettone? Curiosiamo nella storia per scoprire grazie a chi possiamo gustare anche oggi il nostro dolce tipico di Natale per eccellenza: il Panettone.
Cenni storici del Panettone di Natale
Pietro Verri, fondatore dell’illuminismo milanese, nel 1800 narra nella sua Storia di Milano le tradizioni culinarie del giorno di Natale, nominando dei pani grandi, questo era uno dei nomi con cui veniva chiamato il panettone.
Nel registro delle spese del Collegio Borromeo di Pavia, troviamo nel 1599, la più antica e accertata presenza del nostro panettone sotto il nome di “pane grosso”. Gli ingredienti che ne sottolineano l’esistenza sono il burro, l’uvetta e le spezie.
Il 23 dicembre del 1599, per il pranzo di Natale si sarebbero confezionati 13 Panettoni da regalare ai collegiali, questo significa che era già un dolce conosciuto e apprezzato come presente da donare a Natale.
A Milano fino al 1900 erano in moltissimi tra fornai e pasticceri a produrre il panettone artigianale, oggi però le grandi ditte industriali di panettoni sono situate in tutta Italia, mentre nel milanese e nel torinese rimangono ancora tanti artigiani che producono il dolce secondo la ricetta tradizionale.
È proprio dagli artigiani torinesi presso “L’Arte Bianca”, una tra le scuole più antiche di panificazione, che il nostro maestro Lino Ramunno si specializza e successivamente, collabora con con il grande professionista Milano Tommaso, esperto della lievitazione da cui carpisce i segreti più nascosti.
L’invenzione del Panettone di Natale oltre la leggenda
Quando un dolce ha una storia così lunga acquisisce tratti leggendari per il suo perdurare intatto nel tempo come il nostro Panettone di Natale. Con il tempo nascono leggende che hanno sempre basi di verità nascoste, ecco i racconti più famosi del Panettone.
Una prima leggenda ci indica la nascita del panettone attribuita all’amore:
Un falconiere milanese Messer Ulivo degli Atellani, abitava nella Contrada delle Grazie. Era innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre della sua amata come tuttofare.
Un giorno ebbe un’idea per aumentare le vendite, si ingegnò per inventare un dolce. Con la migliore farina del mulino impastò uova, burro, miele e uva sultanina e lo mise in forno. Fu un successo incredibile, tutti vollero assaggiare il nuovo pane dolce (panettone) e qualche tempo dopo i due innamorati si sposarono e vissero felici e contenti.
Questa storia ci insegna che dall’amore può nascere solo il meglio, e unendo a regola d’arte gli ingredienti più genuini e semplici si crea la perfezione.
La seconda leggenda ha tratti di storia inequivocabili e arriva dalla seconda metà del 1400.
Alla corte di Ludovico il Moro si stava preparando il pranzo di Natale e il cuoco fu incaricato di preparare abbondanti e raffinati pasti per deliziare gli invitati che erano tutti i nobili del circondario, ma il dolce, dimenticato per errore nel forno rischiò di diventare carbone.
Toni, un giovane aiutante, per aiutare il disperato cuoco, propose una soluzione: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamani ho cucinato questo dolce.
Se non avete altro, potete portarlo in tavola». Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono ammaliati e deliziati e al duca, che era curioso di sapere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto: «L’è ‘l pan del Toni». Da allora è il “pane di Toni“, ossia il “panettone“.
Entrambe le leggende ci danno una morale simile: dalla semplicità, dall’umiltà e da ingredienti semplici mescolati con amore il nostro Panettone di Natale è arrivato fino a noi e ne mantiene intatte tutte le proprietà che la storia gli ha dato.